Al di là di ogni considerazione di carattere storico,artistico,culturale e sociale il Palazzo della Ragione ha sempre fatto leva sulla fantasia popolare per la mole imponente e per l'ampiezza della sala pensile considerata la più grande d'Europa. Un complesso architettonicamente geniale tanto da essere definito "ll monumento più monumento di Padova" o semplicemente "Il monumento di Padova". La Camatta in Piazza della Frutta dove si vendeva quel famoso pane diventato proverbiale "Chi va due volte alla Camatta, non si può più partir da Padova" e che fu cantato dal Ruzante e dal Dottori; il Fondaco delle biade in Piazza delle Erbe ovverossia il deposito dei cereali per il fabbisogno della cittadinanza. Questo mercato era nel Medioevo la testimonianza più viva dell'autosufficienza di Padova e i prodotti che giungevano dal territorio costituivano la ricchezza di cui la città poteva disporre e andare fiera. Quanto più la campagna era fertile e ben curata tanto più la città era destinata a prosperare e a rafforzare la propria vocazione mercantile. Sembra incredibile ai giorno d'oggi constatare quanti o quali prodotti si vendessero Sotto il Salone e nelle due piazze che costituivano un centro commerciale fra i più antichi e grandi d'Europa. L'installazione di negozi a pianoterra e nell' ammezzato del palazzo anticipò addirittura i mercati coperti e i supermercati dei tempi moderni con le botteghe per la vendita di prodotti pregiati: oggetti di oreficeria, pellicce, stoffe di zendalo e broccato, scarpe, vestiti raffinati, materiale scrittorio. ll cuore del mercato era nella Piazza delle Frutta (nei primi tempi chiamata Piazza del Peronio per il mercato dei perones, un prodotto largamente venduto, le scarpe) dove erano attivi i mercati dell'olio, dei formaggi, dei salumi, della selvaggina, del pesce d'acqua dolce, delle uova, del pollame, delle verdure (poi passato nell'altra piazza), delle mercerie e degli uccelli di pregio: quest'ultimo mercato era così caratteristico e radicato nel popolo da dare addirittura il nome, come s'e visto, alla scala orientale, di cui ancora oggi perpetua il nome un esercizio pubblico sito proprio in quel luogo (Bar dei osei). La piazza era talmente frequentata da una clientela assidua ed eterogenea da indurre il Comune ad aprirvi un ritrovo pubblico "ad ludum" vale a dire una casa da gioco forse gestita dal Comune stesso. Nella Piazza delle Erbe, a sua volta, era prospero il mercato ha della carne con la "Casa dei macellai" sede della società ma anche punto di vendita. E ancora erano frequentati i mercati del pesce, delle calzature, dei panni, delle sciarpe di seta e di lana, delle crusche, dei legumi, del frumento e delle biade essendovi ad oriente, come s'è detto, il Fondaco delle biade; ad occidente animatissimo era il mercato del vino che addirittura diede il nome ad una scala, anzi la stessa piazza inizialmente si chiamava "Piazza del vin".Per quanto riguarda le botteghe allineate al pianoterra e nell'ammezzato del Salone è probabile che esse abbiano suggerito la prima idea non solo del mercato coperto ma anche della fiera moderna davvero emblematico che il Salone diventasse parte importante della 1a Fiera Campionaria d'Italia, nel 1919, quando gli imprenditori padovani diedero l'avvio al rifiorire dell'economia nazionale. A queste solide attività si univano contemporaneamente anche quelle più semplici, ma più diffuse, riguardanti la continua fornitura di alimentari, di vestiario e delle tante cose necessarie al vivere quotidiano. Le operazioni commerciali per soddisfare le suddette esigenze avvenivano in gran parte, fin dal Duecento, nei mercati posti nelle piazze attorno al "Salone", che non decaddero minimamente nel secolo successivo,allorquando la città fu più volte scossa da avvenimenti bellici e da epidemie.
|
||||||